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Hotel sequestrati a Rimini, gestore occulto aveva contatti con pregiudicati legati alla mafia

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Dopo il blitz effettuato intorno alle 9 di lunedì mattina e che ha portato al sequestro degli hotel Austria e Corona di Rivazzurra, i Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Rimini hanno fatto il punto sull'operazione. In base al nuovo codice antimafia, il sequestro è stato esteso a cinque conti correnti, due depositi a risparmio, quattro carte di credito e a due motoveicoli, tutti riconducibili allo stesso soggetto, un 36enne di origine campana, sotto sorveglianza speciale e pregiudicato, già affidato in prova ai servizi sociali. L'uomo è risultato in contatto diretto con soggetti pregiudicati per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso e con un altro individuo coinvolto nelle indagini della D.D.A di Catanzaro sfociate in "Dirty Soccer", operazione contro il calcioscommesse che ha fatto emergere la presenza di organizzazioni, legate alla 'ndrangheta, impegnate nella combine delle partite di calcio. Il 36enne, gestore di fatto dei due alberghi, fino al 2014 usufruiva di una società per gestire cinque strutture ricettive. Si serviva di prestanome e nelle indagini è emersa una notevole discrepanza tra il reddito dichiarato, quasi da nullatenente, e il tenore di vita effettivo. Durante il blitz dei Carabinieri, i Nas di Bologna hanno effettuato accertamenti che hanno portato a multe per circa 3000 euro. Il Nucleo Ispettorato del Lavoro ha accertato la posizione contrattuale dei dipendenti, che non perderanno il posto di lavoro: i due hotel saranno infatti gestiti da un amministratore nominato dal Tribunale.
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